Articolo tratto da “Gli Agricoltori Veneti” – Maggio Giugno 2019
Lei è il Dirigente del Servizio Suolo e Bonifiche di ARPAV, quali sono le principali funzioni del suo ufficio?
Sviluppare la conoscenza delle caratteristiche, proprietà e funzioni dei suoli della regione attraverso la gestione dei dati primari (cartografia dei suoli) o lo sviluppo di attività di monitoraggio per l’aggiornamento di indicatori; inoltre svolgere attività di verifica sulle principali fonti di pressione sui suoli al fine di proteggerne i caratteri e quindi le funzioni.
Com’è lo stato attuale dei suoli del Veneto?
In generale la situazione è buona per quanto riguarda i suoli agrari, più problematiche sono le realtà in cui il suolo è stato utilizzato per altri fini, pensiamo alle cave che spesso si sono trasformate in discariche o alle aree industriali, soprattutto quelle sorte prima degli anni 90, che talvolta presentano situazioni di elevata contaminazione.
ARPAV effettua da molti anni controlli e monitoraggi del suolo, che tipo di cambiamenti nella qualità del suolo ha potuto constatare nel tempo?
Negli ultimi 20 anni le modifiche non sono percepibili per quanto riguarda le aree agricole; le pratiche agronomiche non riescono a modificare in modo repentino le caratteristiche del suolo e da quando esiste la politica agricola comune c’è sicuramente una maggior attenzione nei confronti delle pratiche agricole più sostenibili, anche per necessità legate al contenimento dei costi di produzione. Sicuramente le modifiche più rilevanti, purtroppo in senso negativo, sono quelle legate al consumo di suolo se pensiamo che tra il 2012 e il 2017 sono stati persi per impermeabilizzazione circa 3.000 ha di suolo.
Quali sono le principali criticità ambientali che coinvolgono il suolo che gli agricoltori dovranno affrontare in futuro?
I cambiamenti climatici e quindi i prolungati periodi di siccità e l’aumento delle temperature medie metteranno più a rischio la conservazione della sostanza organica dei suoli, vero motore della fertilità agronomica e della sostenibilità ambientale
Che soluzioni quindi possono già adottare gli agricoltori per mantenere i suoli funzionali?
Adottare tutte le tecniche agronomiche che favoriscono la conservazione della sostanza organica: lavorazioni ridotte, rotazioni colturali, apporto di ammendati organici, concimazioni proporzionate alle reali esigenze delle colture.
Da un punto di vista tecnico cosa si dovrebbe fare per migliorare la protezione dei suoli a livello europeo, italiano e regionale?
Innanzitutto servono indicazioni più precise per il contenimento del
consumo di suolo, a partire da una definizione chiara e univoca di cosa si deve intendere per consumo di suolo; a livello europeo servono norme comuni per la protezione del suolo che già erano state definite dalla Strategia Tematica per la protezione del suolo nel 2006 ma il cui percorso di approvazione è stato bloccato dal Consiglio Europeo. Nell’ambito della PAC le applicazioni regionali delle buone condizioni agronomiche e ambientali dei suoli dovrebbero in futuro meglio dettagliare gli obblighi per la conservazione del suolo e in particolare della sostanza organica.
ARPAV, assieme ad altri partner fra i quali Confagricoltura Veneto, sta sviluppando il progetto DIG-Control, finanziato dalla Misura 16 del PSR Veneto 2014-2020, il quale vuole sperimentare un protocollo innovativo di gestione del digestato come ammendante. Ci può parlare brevemente dell’idea progetto e ci può spiegare perché è così importante l’utilizzo del digestato come fertilizzante?
L’idea progettuale ha due principali obiettivi, il primo definire le modalità
per un utilizzo più efficiente della frazione liquida dei digestati in sostituzione dei concimi minerali, il secondo di fornire ulteriori elementi utili per una gestione più mirata della frazione solida dei digestati come ammendante organico in grado di contribuire alla conservazione della sostanza organica del suolo.
Qual è il ruolo di ARPAV all’interno del progetto DIG-Control?
ARPAV ha il compito di caratterizzare i suoli e seguirne l’evoluzione nel corso della prova per verificare le modifiche indotte dalle diverse tesi oggetto di sperimentazione, mediante sopralluoghi in campo e prelievo ed analisi di campioni di suolo, prima, durante e al termine delle prove
Il progetto DIG-Control ha appena concluso il suo primo anno di attività. E’ già possibile trarre le prime conclusioni sulla sua efficacia?
Il primo anno è stato dedicato alla definizione più precisa delle tesi sperimentali in collaborazione con le aziende coinvolte mediante una caratterizzazione puntale degli appezzamenti scelti e la predisposizione di mappe colturali funzionali ad una concimazione mirata; sono state messe a punto attrezzature e protocolli, le prove sperimentali vere e proprie saranno attivate a partire dalla prossima primavera.